Avevamo promesso che, dopo la fine di Genshiken , saremmo tornati con un nuovo progetto a cadenza regolare, e dopo avervi tenuto sulle spine per lungo tempo con accenni a un fantomatico Progetto ZG, finalmente possiamo presentarvelo!
Questa volta abbandoniamo il Giappone otakuesco dei nostri giorni per rivolgerci a un periodo di grande fermento nella storia contemporanea del Paese del Sol Levante: la grande euforia del primo boom economico post-bellico, culminato con la trionfale vetrina delle
Olimpiadi di Tokyo
del 1964, lascia il posto al fermento sociale e politico che innesca feroci rivolte studentesche, non dissimili da quelle che caratterizzano il nostro Sessantotto.
Quest’epoca di contestazione si riflette naturalmente nel fumetto, dove ai classici manga umoristici e avventurosi di stampo tezukiano si affianca, quasi in contrapposizione, un nuovo modello narrativo, più apertamente drammatico e volto all’esplorazione della condizione umana nel bene e nel male: il
gekiga.
Tale rivoluzione narrativa travolge come un maremoto schiere intere di fumettisti, tra cui alcuni che hanno l’ardire di portare sulle
riviste
mainstream opere che avessero il potere non solo di intrattenere, ma anche di provocare, far riflettere il lettore. Uno di questi autori è
George Akiyama,
all’epoca apprezzato per i suoi gag manga, che a cavallo fra gli anni ‘60 e ‘70 decide di cambiare completamente registro con due opere dall’impatto dirompente sulla società del tempo. La prima è
Ashura,
sulla vita grama di un bambino cresciuto nella miseria nera della guerra, un animale mosso solo dagli istinti che gradualmente apprenderà cosa significa essere umani, non senza innumerevoli tribolazioni. L’altra è il progetto che qui inauguriamo,
Zenigeba.
Anche qui abbiamo un reietto,
Gamagōri Fūtarō,
nato deforme in una famiglia poverissima, lasciato a sé stesso da un padre ubriacone e sordo alle sofferenze sue e della madre malata, vittima del pregiudizio e della crudele indifferenza di tutti. Un evento che sconvolgerà la sua vita lo spingerà a riversare tutti i suoi sforzi nella ricerca di ciò che secondo lui è l’unica fonte di felicità e realizzazione: il
denaro
(zeni), che ha il
potere
(geba, dal tedesco
Gewalt)
di realizzare qualsiasi desiderio, ma al caro prezzo di un asservimento totale e autodistruttivo. Ed è in quest’ottica che Akiyama, con il suo tratto grottesco e caricaturale, descrive un’inesorabile discesa agli inferi di un uomo che si macchia di qualsiasi nefandezza in nome di una fatua ricchezza materiale, una vittima divenuta essa stessa carnefice di altri innocenti, un’anima sola che ha dimenticato il significato della parola amore. Un ritratto niente affatto lusinghiero dello
Zeitgeist
dei primi anni Settanta, dominio incontrastato dei soldi.
ZENIGEBA CAPITOLO 1: PROLOGO
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4 commenti
molto interessante! come sempre: grazie!
Il contesto storico, lo stile del disegno, il tuo lavoro di traduzione: così mi inviti a nozze.
Uhu, vediamo!
Thannks great blog
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